L’occasione per fare l’analisi è stata data da un rovinoso fallimento protesico presentatosi in studio, un’emergenza dove la richiesta era quella di poter ricementare un lavoro eseguito presso altra struttura che si era scementato. La reale situazione clinica e non quella apparentemente percepita dal paziente è apparsa da subito piuttosto evidente come l’impossibilità di accontentare il malcapitato.
Il fallimento in questo caso non era un “incidente di percorso”, il fallimento di un lavoro eseguito al meglio che per cause eccezionali non era andato bene; un fallimento per colpa di un paziente che negligentemente si era trascurato non seguendo scrupolosi protocolli di igiene orale, in questol lavoro era tutto che non andava, dalla progettazione alla esecuzione; in poche parole il suo fallimento era già scritto in partenza, doveva per forza di cose andare male.
Cronaca di un fallimento annunciato:
Per quanto riguarda le lacune di progettazione salta subito all’occhio il contrasto tra il numero esiguo degli elementi pilastro (4) e la dimensione della struttura protesica (11 elementi), già questo costituisce un fattore di rischio elevato che diventa fallimento annunciato quando i pilastri sono poi costituiti da due entità biologicamente completamente differenti (denti e impianti); denti e impianti dovrebbero essere possibilmente tenuti separati e non uniti all’interno di una unica struttura protesica (eccetto casi eccezionali e ben selezionati….. di certo non questo).
Le radici dei due denti sono poi piuttosto corte e vista la lunghezza delle corone protesiche risulta piuttosto evidente il notevole braccio di leva che ne consegue decisamente sfavorevole per sopportare tale carico masticatorio.
Esiguo numero di pilastri (4); pilastri misti denti, impianti; radici corte rispetto lunghezza corone e conseguente braccio di leva sfavorevole
Ad una progettazione così lacunosa e approssimativa… non poteva poi certo corrispondere un’esecuzione tecnica almeno di livello sufficiente; si può tranquillamente affermare ironicamente che chi ha progettato questo lavoro e poi lo ha eseguito è stato almeno coerente con se stesso…
Evidentissima è la assoluta mancanza di precisione per quanto riguarda la chiusura marginale delle corone sui monconi dei denti e degli impianti; tra il bordo delle corone e i monconi non ci dovrebbe essere alcuno spazio mentre è visibile un anello circolare dello spessore di circa 1 millimetro riempito da cemento bianco. Il cemento fa in questo da riempitivo per colmare il gap dovuto alla assoluta mancanza di precisione… il problema però è che dopo un pò di tempo il cemento inevitabilmente se ne va lasciando uno spazio vuoto che si riempirà con il tempo… lasciamo a voi immaginare cosa…
Mancanza di precisione nell’adattamento delle corone ai monconi pilastro (evidenziato dalle frecce)
Mancanza di precisione nell’adattamento delle corone ai monconi pilastro
Mancanza di precisione nell’adattamento delle corone ai monconi pilastro (notare anello di cemento bianco tra il moncone e il margine delle corone che non dovrebbe esserci)
Questo paziente ha capito purtroppo sulla sua pelle che spesso le cose fatte velocemente e “regalate” possono nascondere poi sorprese amare…..sorprese che poi in realtà tali non sono ma risultante inevitabile di errori madornali di progettazione e successivamente esecuzione.